Sede della Questura di Verona, all’interno della quale operarono i funzionari che si opposero alla deportazione degli ebrei veronesi, e a rischio della vita salvarono quanti poterono dall’arresto e dalla deportazione verso morte certa.
I "GIUSTI" DELLA QUESTURA
La vicenda è raccontata nel libro “le ricerche hanno dato esito negativo” dello storico veronese Olinto Domenichini, dal quale leggiamo alcuni estratti.
Nel settembre 1943 la comunità ebraica veronese contava circa trecento membri: secondo le direttive della RSI avrebbero dovuto essere riuniti in un campo di concentramento provinciale iniziando un percorso che si sarebbe concluso nelle camere a gas dei lager nazisti. 34 persone della comunità, uomini, donne e bambini furono arrestati e deportati nei lager nazisti; nessuno di loro sopravvisse. Però ad arrestarli non furono coloro che avrebbero dovuto farlo, cioè i poliziotti della Questura, bensì i nazisti, il controspionaggio militare e le milizie fasciste: Guardia nazionale repubblicana, Polizia federale, SS italiane. Ma gli ebrei veronesi erano 300; dunque più di 260 si erano salvati; come era stato possibile?
Un ruolo importante per la loro salvezza fu quello di alcuni funzionari dell’ufficio politico della questura di Verona, cioè di coloro che avrebbero dovuto arrestarli e consegnarli ai tedeschi. Il vicebrigadiere Felice Sena, incaricato dai superiori della caccia agli ebrei attese il febbraio del 1944 per iniziare una fallimentare campagna di ricerca, segnata dall’inerzia e da iniziative che riuscirono a sabotare gli ordini di internamento degli ebrei veronesi. Felice Sena fu coperto dai suoi superiori, Antonio Gagliani, Guido Masiero e Giuseppe Costantino. Furono 150 i rapporti di “esito negativo” delle ricerche firmati dal vicebrigadiere Sena: la questura non fornì alle SS gli elenchi degli ebrei veronesi schedati dopo il 1938 e, nonostante la sistematica caccia attuata, i tedeschi riuscirono a effettuare solo fermi isolati e casuali. Con il loro coraggioso impegno quotidiano volto a sabotare ordini che oltraggiavano manifestamente i loro principi etici questi Giusti erano consapevoli di rischiare la loro vita, ma considerarono naturale il loro comportamento, che non rivendicarono dopo la fine della guerra, lasciando cadere un velo di oblio sul loro coraggio sollevato solo grazie alla ricerca dello storico Domenichini.
Qui sotto i volti dei protagonisti di questa storia: le fotografie sono estratte dal libro "Le ricerche hanno dato esito negativo", di Olinto Domenichini, Cierre Edizioni Verona
Il Vicebrigadiere Felice Sena
Il Commissario Capo Guido Masiero
Il Vicecommissario Giuseppe Costantino
INFO
Indirizzo : Lungadige Porta Vittoria,17, 37129 Verona VR
Per approfondire la vicenda si può leggere l'articolo del prof. Domenichini da pag. 40 del numero di Triangolo Rosso https://deportati.it/wp-content/static/TR1-2025.pdf