Due immagini di Berto Perotti: la prima nel 1938, a 27 anni, la seconda nel 1942.
Berto Perotti, figlio di Arturo e Beatrice Pighi nasce a Verona il 5 febbraio 1911. All’inizio degli studi pressol’Università di Padova invia una lettera al Guf, l’associazione studentesca fascista, per dare le dimissioni dichiarando di non poter far parte di quella organizzazione per mancanza di fede fascista e incapacità a vivere secondo norme non approvate dalla coscienza. Dello stesso periodo (1933) il primo allontanamento dall’attività di insegnante da parte del Direttore della scuola di avviamento industriale perché “professa idee democratiche”. Durante il servizio militare rafforza la sua avversione verso il regime che sta perpetrando l’aggressione imperialista in Etiopia. Di quel periodo, 1935, la sua prima lettera revisionata e l’inizio della vigilanza da parte della polizia fascista come sospetto antifascista.
Rientrato a Verona tenta di riprendere l’attività di insegnante ma il Gerarca non rilascia il nulla osta, requisito indispensabile per chi non è iscritto al partito fascista. Chiede il passaporto per Francia o Svizzera che gli viene negato. Si trasferisce a Milano per poter lavorare ed entra in contatto con quello che più tardi sarà definito il “Fronte unico antifascista”, diventa così tramite tra Milano e Verona trasportando e diffondendo stampa clandestina. In seguito agli arresti avvenuti a Milano si sente in pericolo, chiede il passaporto per la Germania dove ha qualche contatto e gli viene concesso. In Germania dal 1937 al 1943, entra in contatto con ambienti antinazisti ed è testimone della “Notte dei cristalli”, 9-10 novembre 1938.
Rientra a Verona nel luglio 1943, dopo la caduta di Mussolini, ed inizia un’intensa attività resistenziale.
Contribuisce alla formazione dei Gap (Gruppi di Azione Patriottica), insieme ad Aldo Faccioli e ad altri collaboratori fonda il Gruppo Stampa e Propaganda, fa parte del terzo CLN provinciale e del Comando militare provinciale. Viene arrestato a Milano, dove si trova per un incontro clandestino, il 6 novembre 1944.
Portato al carcere di Monza dove subisce pesanti interrogatori viene trasferito a San Vittore, poi a Verona nelle celle dell’ex Palazzo Ina, ai Forti di San Leonardo e San Mattia per partire il 15 febbraio 1945 per il Campo di concentramento di Bolzano. Qui è rinchiuso nel blocco D, destinato agli elementi pericolosi. Il 25 febbraio viene caricato su un vagone bestiame, sono stipati in 102, con destinazione il Campo di sterminio di Mauthausen ma il treno non partirà a causa dei bombardamenti alleati sulle linee ferroviarie. Riportato nel Campo di Bolzano insieme ai compagni viene liberato il 1 maggio 1945.
Nel dopoguerra viene eletto nella prima giunta democratica ed è Assessore all’assistenza e beneficenza, poi Consigliere comunale fino al 1956. Riprende l’ insegnamento e svolge un’ intensa attività di memoria e ricerca sia in Italia che in Germania attraverso pubblicazioni, conferenze, incontri e organizzazione di eventi. Docente di lingua e letteratura tedesca all’ ITIS Ferraris dal 1955 al 1975 e all’Università di Padova filiale di Verona dal 1972 al 1981. Muore il 26 giugno 2005 a 94 anni.